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Digitale: Italia a 2 velocità, grandi imprese al top, piccole in affanno

06-05-2019   Fabio Mazzocchio News

Un’Italia a due velocità. Da un lato il fermento delle startup e delle imprese e amministrazioni ben posizionate sul fronte dell’innovazione digitale; dall’altro l’immobilismo di tante entità che sul treno del digitale non sono ancora salite. È questa la fotografia scattata da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube che fa il punto sull’andamento del mercato digitale in Italia e sulle stime prossime venture.

 

Il comparto del digitale sta crescendo a un ritmo migliore di quello macro-economico: nel 2018 è cresciuto del 2,5% a 70.474 milioni di euro e per quest’anno è stimata un’analoga crescita che porterà il valore a 72.222 milioni. “I trend di settore indicano che la digitalizzazione avanza e che il settore Ict gioca un ruolo importantissimo nel mitigare momenti congiunturali più difficili – sottolinea il presidente dell’Associazione di Confindustria Marco Gay -.  Non cambia però il quadro di un sistema-paese a due velocità, con imprese impegnate ad innovare e ancora troppe entità, soprattutto di piccole dimensioni, ai margini dei processi di ammodernamento. È importante ripartire da lì, dando attuazione piena a tutte le misure varate e senza rinunciare a guardare oltre: la trasformazione digitale o è gestita o è subìta”. Il presidente di Anitec-Assiform pur sottolineando le difficoltà sul cammino non manca di evidenziare un contesto in mutamento: “Sino a due anni fa in Italia c’è stato il rischio di vedere le imprese travolte dall’ondata digitale per carenza di investimenti in Ict. Il trend si è rovesciato, dando l’idea di quello che saremmo capaci con una visione più ambiziosa del nostro Paese in Europa e nel mondo”.

 

Digitale, i numeri della crescita:

È una crescita quantitativa ma anche qualitativa quella che si sta registrando in Italia migliora infatti la qualità della domanda di software e servizi ma anche di dispositivi, grazie alla spinta delle componenti più innovative. Sul fronte numerico sono software e servizi a pari merito col segmento dei contenuti digitali e del digital advertising a registrare le migliori performance con un’impennata del 7,7%. I Servizi Ict registrano una crescita del 5,1% – il tasso più alto degli ultimi anni – e hanno ripreso a crescere anche i dispositivi e sistemi(+2,6%). “È l’effetto della spinta delle componenti più legate alla trasformazione digitale, che animano progetti e applicazioni che interessano tutte le componenti dell’offerta Ict”, si legge nel report Anitec-Assinform. “Nonostante il deterioramento congiunturale, la digitalizzazione continua a progredire, ed è un bene – afferma Gay -. Genera investimenti e permette di affrontare il problema di efficienza di sistema che ci separa da una crescita solida e duratura. Le aree di eccellenza, nel manifatturiero e nell’export e nei distretti crescono, ma ci sono troppe realtà che ancora non innovano, facendo da freno. Bisogna dare continuità a quanto avviato e promuovere una diffusione più capillare dei modelli, delle tecnologie e delle competenze digitali, e puntare sulla crescita dello stesso settore Ict, che per innovazione, valore aggiunto e occupazione gioca un ruolo sempre più rilevante”.

 

Nel settore Ict – evidenzia ancora l’Associazione di Confindustria – il valore aggiunto per addetto è superiore del 25% a quello degli alti settori industriali; il numero medio di addetti per impresa è del 60% superiore rispetto al quello rilevato per l’intera economia; l’occupazione fra il 2018 e il 2020 per i professionisti Ict è attesa crescere a tassi del 2,4%.

 

 

 

La spinta dei digital enabler:

Nel 2018 il mobile business è cresciuto del 9,4%, l’IoT del 19,2%, il cloud del 23,6%, la cybersecurity del 12,2%, i dispositivi indossabili del 15,3%, le piattaforme per il web del 13,7%, mentre hanno acquisito consistenza le applicazioni di intelligenza artificiale, big data e blockchain. “La crescita di queste componenti va sostenuta: solo nei distretti industriali concorrono a generare un valore aggiunto per addetto superiore del 20% – evidenzia Gay. – Nell’industria IoT, cloud, piattaforme collaborative, sicurezza digitale già fanno la differenza, come la fanno in altri settori di punta – banche, assicurazioni, grande distribuzione, utility e PA – altri digital enabler, dal mobile ai sistemi pagamento, che sono al cuore di nuovi servizi. Ogni giorno ne cogliamo i vantaggi, come imprese, clienti e cittadini”.

 

 

 

Grandi imprese al top, piccole in affanno:

Fatto 100 il solo mercato business (imprese e PA), il 2018 vede le grandi imprese (oltre 250 addetti) esprimere ben il 58,7% degli investimenti Ict, contro il 18,7% delle medie (50-249 addetti) e il 22,6% delle piccole (1-49 addetti), che hanno un peso in termini di occupazione e Pil proporzionalmente più elevato. In più i tassi di crescita degli investimenti 2018 sono del 4,3% per le grandi, del 3,8% per le medie e del 2,2% per le piccole. E anche sul fronte della strategia/agenda digitale serve una marcia in più. “Le complessità sono innegabili, ma i progressi in quest’ambito sono essenziali a livello di sistema, anche a riguardo di un ammodernamento della PA che non solo è strategico, ma possibile visti i buoni risultati raggiunti in taluni ambiti, a partire dalla Sanità, e vista l’articolazione del nuovo Piano Triennale”, sottolinea Anitec-Assinform.